Studio e
ricerca: decisamente una questione divina.
di Matteo Grotto |
Fin dalla notte dei tempi, l’uomo e gli animali hanno in qualche
modo tentato –vicendevolmente– di comprendersi e se possibile
di cooperare. In talune circostanze tale “avvicinamento” ha
dato ottimi risultati, come per il cane e il gatto che sono diventati
“amici”, con vere e proprie relazioni affettive. Altri animali
invece, meno adattabili ai nostri ritmi, sono stati semplicemente “usati”
–secondo la migliore tradizione umana- come fonte di cibo, di lavoro
o ludica; attraversando un territorio che spazia dal mulo da soma alla
cavalleria, dall’allevamento a scopo di macellazione al “furto”
del miele, fino a raggiungere, dopo aver sorvolando i circhi di tutto
il mondo, a momenti psicologicamente tortuosi come l’attribuzione
alla rondine del compito di garrula “portatrice della primavera”.
Ci sono invece animali con i quali proprio non siamo mai entrati in sintonia.
E non sembrerebbe esserci nulla da fare. In genere sono gli animali più
“lontani” dal punto di vista intellettivo o che nulla hanno
da offrirci direttamente. A quanto sembra essi non riescono a fare a meno
di vederci –con grande acume, peraltro– che come un “serio
pericolo” allo loro esistenza e non mostrano la minima intenzione
di voler stabilire alcuna relazione con noi. Possiamo in fondo biasimarli?
In cima alla lista dei dissidenti troviamo una coalizione di bestie mal
assortite che vanno dalla tigre del Bengala alla zanzara, dalla mosca
allo squalo bianco, passando per i pipistrelli, le zecche e chi più
ne ha più ne metta. Tali animali sono stati definiti mostri, mangiatori
di uomini, schifosi, noiosi, dannosi o tuttalpiù inutili. Tra questi
incubi dell’immaginazione umana ha conquistato una certa reputazione
il ragno, l’eretico per eccellenza. Abita infatti
le nostre case, ma non si abbassa al ruolo di semplice parassita. Anzi,
ignora del tutto i nostri prelibati avanzi, pensando da solo al proprio
sostentamento. Fondamentale momento dell’incontro tra l’uomo
e il ragno è dunque l’insetticida o, per chi ama il rischio,
la ciabatta.
Fortunatamente ci sono eccezioni
a qesto comportamento. Il mondo infatti non può essere solo il
contorno bollito della nostra civiltà ma, anzi, ogni singola specie
di questo pianeta ha un suo ruolo e partecipa alla catena della vita compiendo
un particolare e indispensabile lavoro. E nel portare avanti la sua piccola
missione ogni essere svela capacità straordinarie e affascinaranti.
Scopriamo per esempio che anche i ragni, tutti i ragni, sono
esseri meravigliosi, che nelle loro tele tubolari o sospesi come ornamenti
viventi, diventano impareggiabili oggetti di osservazione. E' in queste
occasioni che l’uomo svela una delle sue doti migliori. Quel desiderio
– forse divino– di ricerca e di studio, di non fermarsi all’apparenza.
Quella necessità “tutta umana” di andare oltre. Forse
senza ben sapere perché siano i ragni o il ghepardo ad averci colpito,
ma con la netta sensazione che questa cosa sarà tanto grande da
riempirci la vita.
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